Vaccini anti covid e antinfluenzali: facciamo chiarezza

A causa della recente scoperta del virus e della difficoltà di prevedere il tipo di risposta immunitaria prodotta, le strategie adottate risultano molto diversificate fra loro e, di conseguenza, il tipo di vaccino in grado di proteggere dall’infezione. In particolare, i ricercatori stanno lavorando su tre tipologie di vaccini:

  1. Vaccino a RNA: si tratta di una sequenza di RNA sintetizzata in laboratorio che, una volta iniettata nell’organismo umano, induce le cellule a produrre una proteina simile a quella a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria (producendo anticorpi che, conseguentemente, saranno attivi contro il virus)
  2. Vaccino a DNA: il meccanismo è simile al vaccino a RNA. In questo caso viene introdotto un frammento di DNA sintetizzato in laboratorio in grado d’indurre le cellule a sintetizzare una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria
  3. Vaccino proteico: utilizzando la sequenza RNA del virus (in laboratorio), si sintetizzano proteine o frammenti di proteine del capside virale. Conseguentemente, iniettandole nell’organismo combinate con sostanze che esaltano la risposta immunitaria, si induce la risposta anticorpale da parte dell’individuo.

Come funziona la sperimentazione clinica di un vaccino

Nonostante la forte pressione esercitata dalla pandemia di COVID-19, e la speranza che ognuno di noi ripone nella ricerca scientifica, il futuro utilizzo di un vaccino deve essere necessariamente preceduto da studi rigorosi che richiedono il tempo necessario per valutarne l’efficacia e la sicurezza.

Inizialmente la ricerca ha inizio con la valutazione in vitro delle componenti dell’agente che andrà a costituire la componente attiva del vaccino. Una volta definito questo aspetto ha inizio la cosiddetta fase preclinica in cui viene testata la risposta immunitaria e/o i meccanismi avversi su organismi viventi complessi non umani. Superata questa fase ha inizio la vera e propria sperimentazione clinica sull’uomo, che normalmente inizia dopo circa 2-5 anni dalle iniziali ricerche sulla risposta immunitaria, cui seguono altri 2 anni di prove pre-cliniche che coinvolgono la sperimentazione animale. La sperimentazione clinica si realizza in 3 fasi, in base al modello sperimentale adottato, la quantità di componente somministrata e la numerosità del campione di popolazione coinvolta:

Fase I: prima somministrazione del vaccino sull’uomo per valutare la tollerabilità e la sicurezza del prodotto (il numero dei soggetti coinvolti è molto ridotto)

Fase II: se la fase I ha mostrato risultati positivi, il vaccino viene somministrato ad un numero maggiore di soggetti (sempre eseguo) per valutare la risposta immunitaria prodotta, la tollerabilità, la sicurezza e definire le dosi e i protocolli di somministrazione più adeguati.

Fase III: se la fase II ha mostrato risultati soddisfacenti, il vaccino viene somministrato a un numero elevato di persone allo scopo di valutare la reale funzione preventiva del vaccino.

Se tutte le fasi hanno dato esito positivo, il vaccino viene registrato e si procede alla produzione e distribuzione su larga scala. Lo sviluppo del vaccino è un processo lungo, che normalmente richiede anni e numerosi investimenti economici. I trial clinici richiedono molti test su migliaia di persone e normalmente iniziano dopo circa 2-5 anni dalle iniziali ricerche sulla risposta immunitaria, cui seguono altri due anni di prove precliniche che coinvolgono la sperimentazione animale.

Se il vaccino risulta sicuro ed efficace, deve poi rispondere a tutti i requisiti regolatori e ottenere l’approvazione. Nell’attuale emergenza, è stato proposto un periodo di tempo più ristretto compreso tra 12 e 18 mesi, con team di esperti di tutto il mondo che lavorano per aumentare la velocità per trovare un candidato efficace. Inoltre, trattandosi di un’emergenza sanitaria che interessa tutto il mondo, la capacità di produzione dovrebbe essere garantita prima del termine degli studi clinici e ripartita globalmente per garantirne anche un’equa distribuzione. A tal proposito, l’OMS ha riunito leader mondiali e partner sanitari, compresi quelli del settore privato, in un’iniziativa mirata ad accelerare lo sviluppo e la produzione del nuovo vaccino anti Covid-19, di test e trattamenti per consentire un accesso equo in tutto il mondo.

L’IMPORTANZA DEL VACCINO CONTRO L’INFLUENZA PER DISTINGUERE MEGLIO I SINTOMI DEL COVID

Essendo ancora attiva la pandemia da COVID-19, la vaccinazione contro i virus influenzali circolanti nella stagione autunnale-invernale 2020/2021 riduce al minimo il rischio di confonderla con l’infezione da Coronavirus che ha sintomi, soprattutto nelle fasi iniziali, molto simili se non uguali a quelli dell’influenza. Questo potrebbe di molto limitare la corsa all’esecuzione di tamponi per CoronavirusSi calcola infatti che, con la vaccinazione anti influenzale, si potranno ridurre di circa 4-5 milioni i tamponi per casi dubbi causati da sintomi simili al Coronavirus.

PERCHÉ IL VACCINO ANTINFLUENZALE È UTILE NELLA LOTTA CONTRO IL COVID?  

Secondo alcuni recenti dati della letteratura scientifica, sembra che la vaccinazione antinfluenzale riduca il rischio di contrarre il Coronavirus per un’indiretta azione protettiva nei confronti dello stesso. Inoltre, le infiammazioni dei bronchi dovute ad altri virus respiratori come l’influenza, favoriscono l’attacco ai recettori ACE-2 delle cellule bronchiali e la diffusione ematica del Coronavirus. 

PER QUALI CATEGORIE È MAGGIORMENTE RACCOMANDATO? 

La vaccinazione antinfluenzale è fortemente indicata per alcune categorie particolarmente a rischio come gli anziani sopra i 60 anni di età, per tutti gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, per chi ha forme di immunodepressione, e, in generale, per chi ha frequenti contatti con il pubblico.

PER CHI È COMUNQUE CONSIGLIATO? 

Nell’attuale situazione di pandemia per evitare confusione con il Coronavirus, è da consigliare indistintamente a tutta la popolazione compresi i bambini a partire da 6 mesi in su.

CHE TIPO DI PROTEZIONE OFFRE IL VACCINO ANTINFLUENZALE? 

La vaccinazione riduce del 70% circa il rischio di contrarre l’influenza negli individui adulti, un po’ meno negli anziani perché, fisiologicamente, il sistema immunitario è meno reattivo e quindi produce meno anticorpi protettivi.

Questa è la ragione principale per scegliere vaccini più adatti per gli over 65. Inoltre la vaccinazione riduce moltissimo anche del 50-70% le complicanze dell’influenza come la polmonite che, nell’anziano o negli immunodepressi, può essere molto grave.

Il vaccino antinfluenzale non espone a rischio di effetti negativi i bambini che hanno in corso il ciclo vaccinale di legge perché esso non solo non sovraccarica il sistema immunitario ma, anzi, ne migliora la risposta.

PRESENTA DEI RISCHI O CONTROINDICAZIONI?   

La vaccinazione antinfluenzale può causare un lieve aumento febbrile che si elimina facilmente con paracetamolo, un po’ di nervosismo e arrossamento nella zona dove è stato somministrato il vaccino. In poche ore o al massimo un paio di giorni si ha la scomparsa completa dei sintomi.

Altre reazioni più serie come convulsioni, trombocitopenia, pianto sono rare, di breve durata e non danno conseguenze a lungo termine. La sindrome di Guillain Barrè (debolezza muscolare che può arrivare fino a paralisi) è stata descritta in 0,87 casi per milione di dosi somministrate. Le controindicazioni assolute sono le reazioni allergiche gravi come l’anafilassi dopo la somministrazione di una precedente dose di vaccino.

Una malattia in fase acuta, sia con presenza o meno di febbre, è una controindicazione solo temporanea alla vaccinazione che va comunque sempre eseguita dopo la guarigione. Il rapporto beneficio/rischio del vaccino, secondo l’OMS e l’Istituto Superiore di Sanità che hanno analizzato centinaia di milioni di persone vaccinate, è sempre ed enormemente a vantaggio di chi lo esegue.

NE ESISTONO DIVERSE TIPOLOGIE?

Le differenze delle diverse tipologie di vaccini si basano sui metodi di preparazione.

Esistono vaccini vivi dove il virus è attenuato in laboratorio, causa un’infezione senza sintomi della malattia e sviluppa anticorpi protettivi; vaccini inattivati dove il virus è ucciso in laboratorio, provoca una risposta immunitaria ma non un’infezione; vaccini geneticamente modificati che utilizzano l’RNA o DNA geneticamente modificato.

I vaccini sono somministrati per via intramuscolare o intradermica ma esistono anche vaccini spray adatti soprattutto per bambini. La scelta del vaccino da somministrare dovrebbe essere fatta su base individuale dopo valutazione da parte del Medico di Famiglia, Pediatra o della ASL.

Per i medici, e per i lettori più curiosi, segnaliamo la composizione attuale dei vaccini 2020/2021:

  • per i vaccini trivalenti vivi attenuati dal ceppo del virus A/Guangdong-Maonan/SWL1536/2019 (H1N1); ceppo A/Hong Kong/2671/2019 (H3N2); dal virus B ceppo B/Washington/02/2019.
  • Per i trivalenti da colture cellulari, invece, la composizione raccomandata virus A/Hawaii/70/2019 (H1N1); A/Hong Kong/45/2019 (H3N2); B/Washington/02/2019 . Per i vaccini quadrivalenti, oltre i ceppi già indicati è aggiunto il virus B/Phuket/3073/2013.

CHI NE AVRÀ DIRITTO GRATUITAMENTE?

Dai 60 anni in su, gli adulti affetti da patologie gravi e croniche, le donne in gravidanza, le forze dell’ordine, il personale sanitario, i bambini sopra i 6 mesi fino a 6 anni avranno il diritto alla vaccinazione gratuita. Tutti gli altri dovranno acquistare il vaccino nelle farmacie o nei centri medici che lo somministrano.  

L’ideale è vaccinarsi quanto prima perché la protezione anticorpale per essere efficace necessita di circa 2 settimane dal momento della somministrazione.

La vaccinazione dovrà essere seguita dai Medici di Medicina Generale, dai Pediatri, presso gli ambulatori vaccinali delle ASL e nei centri medici (come Auxologico) che lo somministrano.

Per maggiori informazioni, si può consultare il sito del Ministero Della Salute o leggere la Circolare Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021 , elaborata dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria.

Fonte e approfondimenti: https://cepi.net/